The Fleshtones, band formatasi a New York nel lontano 1976, sono uno dei nomi leggendari della scena underground della Grande Mela. Il gruppo raggiunse la notorietà durante gli anni d’oro del periodo “American graffiti” e del revival anni ’60. Le loro canzoni e i loro brani si ispirano al rhythm and blues e al garage, alla musica surf e al rockabilly, stile unico battezzato come “Super Rockâ€.
Il concerto inizia alle 22.30 circa ed in apertura si esibiscono Les Cool Kleps, duo francese dal gradevole rhythm and blues con Christine che suona contemporaneamente organo, gran cassa e tamburino e Jean Luc alla chitarra e voce.
Subito dopo si esibiscono le Lola and the lovers, gruppo salentino composto da Sofia (voce e chitarra), Francesca (basso e cori), Carolina (tastiere, synth e cori) e Simone (batteria); tre voci calde e potenti che alla tradizionale formula rock aggiungono riff stoner e strofe funkeggianti.
L’ampio atrio dell’arci di Novoli permette di godersi a pieno i concerti e di instaurare tra artisti e pubblico un’atmosfera familiare.
Ben oltre la mezzanotte salgono sul palco i Fleshtones. Quattro pazzi furiosi scatenati a cui il tempo ha segnato i volti ma non ne ha intaccato né lo spirito né l’energia; quasi due ore di spettacolo che hanno il lasciato il pubblico senza respiro. Il concerto inizia con loro che marciando dal bar del locale, strumenti in mano, attraversano il pubblico fino al palco; il chitarrista Keith Streng e il bassista Ken Fox prima iniziano ad eseguire movimenti in sincronia che rendono al concerto una semplice ma efficace coreografia, poi scesi dal palco, consegnano i propri strumenti agli spettatori, incitandoli a suonare e ad per accompagnare il batterista. Il cantante, Peter Zaremba, anche lui sceso a più riprese in mezzo al pubblico, urla, balla, fa roteare l’asta del microfono, suona l’armonica a bocca e il vecchio organo Farfisa; Keith Streng, il chitarrista, sale in piedi sulla grancassa del batterista, e mentre Zaremba si dedica ai suoi assoli di organo e armonica inizia a cantare sfoderando una voce dal tono pungente ed energico. L’uscita di scena non è da meno, con la band che conclude l’ultimo pezzo in mezzo agli spettatori e si avvia in fila indiana verso il bar, dove tra chiacchiere con i fan e birre continuano a trascorrere la serata.
Nonostante siano passati più di 30 anni ed anagraficamente non siano più dei ragazzini, i Fleshtones hanno un’energia, una potenza e un fisico da far invidia a qualsiasi band di ventenni. Torniamo a casa, con la musica ancora nelle orecchie, davvero divertiti e consapevoli di aver assistito ad un vero spettacolo, certamente unico, come raramente capita di vedere in queste zone della penisola italica.