Incazzato , devastante e delirante. Ecco il nuovo Prodigy , ecco il nuovo angelo della morte dalle ali nere , meccaniche … oscure. Scavano , graffiano e seducono le pareti del tempo tornando ai fasti del glorioso The Fat Of The Land principe indiscusso della scena rave/industrial degli anni 90 e capace di far ballare l'intero globo grazie ad un sound coinvolgente , dannato dai caratteri demoniaci e macabri. Tornano in grande spolvero gli oscuri menestrelli dai sorrisi di plastica e dai comportamenti nefasti. Keith Flint , con la sua cresta gialla , e Maxim, prendono sembianze di demoni immondi , urlando , sputando e scrollandosi di dosso tutte le critiche ricevute con il precedente Always Outnumbered, Never Outgunned, I due sembrano aver ritrovato la voglia e la loro perduta vena artistica , forse non perduta , forse i due avevano semplicemente addormentato il demone che risiede nelle stanze della loro anima .. demone che ora chiede vendetta e che ha una fottuta voglia di mietere anime e di urlare a squarciagola i suoi incubi.
A differenza degli altri lavori questo Invaders Must Die appare di meno durata e molto piùincisivo. Una sorta di barattolo contenente puro tritolo pronto ,da un momento all'altro ,a far esplodere tutta la sua rabbia. Il disco si estende su delle concezioni molto innovative. Il nuovo millennio sembra aver sfiorato anche le anime dei Prodigy che dopo aver toccato l'abisso con i precedenti lavori tornano si al passato ma non del tutto. Alcune innovazioni sicuramente riguardano il sound che riprende ed incarna tutto il veleno elettronico dei Daft Punk , senza peròil rischio di plagio. Il combo inglese ,infatti, sembra aver rivisitato le nere pagine del loro grimorio musicale cercando di modernizzare e di avvelenare il loro trade mark sonoro grazie ad inserimenti di beat elettronici niente male , concentrando tutta la loro incazzatura sugli aspetti un po' piùsolari ovvero quelli più ballabili . Il platter non conosce assolutamente momenti di stasi e grazie ad un ritmo tribale dai caratteri sciamanici riesce a tenere incollato l'ascoltatore.
L'impatto sonoro è devastante come sempre , un vero e proprio martello pneumatico che travia lentamente ma inesorabilmente le pareti della mente di chi ascolta . Bellissimi i bassi sempre al limite del buon gusto e dal sapore assolutamente retrà². Il disco si apre subito con una grinta demoniaca. Le sonorità si estendono su canoni di desolazione , detriti e distruzione . Atmosfere postatomiche , deliranti e deviate da suoni di sirene e da grida immonde creano atmosfere suggestive ed originali deviate da staffilate ritmiche e synth sibilanti davvero pregevoli. Nell'anima di questo disco si nota tutta l'irriverenza del combo inglese capace di coadiuvare grottesco ed humour con una facilità deliziosa. Il paradosso , infatti , descritto ed inciso a fuoco nei loro testi è spesso straziato da sorrisi agghiaccianti e sarcastici . Undici canzoni pregne di punk/elettro incastrate in scenografie post nucleari eseguite magistralmente dai due scatenati singer. Un mondo industriale dove è facile entrare ma non altrettanto facile è uscirne.
Il loro sound anche se rivestito e modernizzato mantiene totalmente intatti i suoi incubi sonori . Pregevole come sempre il mixaggio che incastra ogni singolo frammento musicale in quadri di ghiaccio e di acciaio. Invaders Must Die sancisce la fine della dannazione per le loro già corrotte anime ma soprattutto sancisce il ritorno di una delle band storiche targate anni 90