Nuova uscita dal foltissimo sottobosco dell’underground tutto italiano. Questa volta parliamo dei Silver Rocket , terzetto ferrarese che con questo Old Fashioned giunge alla loro prima opera compiuta., Come afferma lo stesso titolo , le tracce contenute in questo microcosmo musicale sono pure iniezioni di musica antica che non teme il plagio , anzi trae la sua linfa vitale proprio da quelle reminescenze stilistiche e tematiche molto prossime a quelle di un post-rock contaminato da torsioni spettrali che strizzano l’occhio allo shoegaze ed accarezzano l’oscura anima del post-punk , chiaramente di matrice britannica.
La loro musica è un orda di suoni scomposti e campionamenti opacizzanti che tendono a sovrapporsi in una trama assai spessa e pastosa. Drum machine nevrotici e profondi bassi più di tutti definiscono il sound dei Silver Rocket , nel quale si ritrovano echi vicini a quelli dei primi Primal Scream e dei più wave Interpol.
Pur non raggiungendo esiti di particolare originalità, il terzetto non difetta affatto nel costruire attraverso una peculiare intelligenza melodica pezzi che risultano interessanti . Grazie ad una serie di bozzetti post-rock di buona fattura e ritmi più incalzanti , taglienti e vibranti , i nostri riescono a trovare la quadratura del cerchio grazie ad una marcata ed insana passione per sound sincopati , claustrofobici che accentuano il fascino sinistro del platter.
La grande mole di sonorità , spesso diverse tra loro , rischia di inchiodare al suolo l’estro creativo dei Silver Rocket. La loro bravura sta sicuramente nell’assemblare molto bene i svariati pattern musicali contenuti nel disco senza mai rischiare di perdere la bussola, anzi il loro magnete musicale riesce a puntare costantemente verso le regioni più brumose e cupe dell’Inghilterra ottantina .
Il basso intontito e catartico che apre The gateway accentua e condensa le nebulose di torpore dell’anima di questo Old fashioned che si muove , è bene ribadirlo , attraverso i scenari più selvaggi del rock. Non è un caso quindi ritrovarsi di fronte un punk più melodico da garage di Saturate , ai sinistri misticismi waver di Indifferent alle più quiete sonorità da ballad di Walk Out the Door , alle acide escandescenze di Failure and Disaster fino a giungere alle ipnotiche e sornione atmosfere di Static dal sapore siderale; condita da riff asettici vicini a quelli dei Joy Division.
Un lavoro complesso suonato con maestria . Un mix di raziocini ed equilibri instabili che trova il suo centro nevralgico nella contrapposizione tra melodie variopinte e stordenti ed un microcosmo controllato da dissonanze e cacofonie quasi sempre costruite secondo strutture incrementali.
Buona la prima per i Silver Rocket che senza troppe pretese ci regalano un viaggio in una dimensione musicale mai del tutto svanita nel corso degli anni.
Angel
Silver Rocket – Old Fashioned