Sapete, ogni qualvolta sento definire un qualsivoglia gruppo moderno (magari sinfoneggiante) dark, mi armo di santa pazienza e faccio recapitare questo album che, e credo siate tutti concordi, è semplicemente L’ALBUM DARK PER ECCELLENZA oltre il quale non si è potuti (e mai si potrà) andare.
Non si va oltre a questa angoscia, a questo vortice di cupio dissolvi e dolore ( lessi che in quel periodo la band era in preda alla disperazione, facendo uso di droghe e sono tentata di crederci perchè non si può fingere questa cupezza emotiva).
Già la copertina livida e desolata con i volti sbiaditi e spettrali, (nella foto interna prevale il bianco e i lineamenti non esistono più, mentre in un’altra foto sono quasi deformi) parla da sola: odio di sé, del mondo, dolore, angoscia esistenziale, lacrime congelate, li trovate tutti qui, tra le note e le 8 tracks di questo cd.
L’opener “One hundred years” non annicchilisce ancora oggi (e soprattutto oggi) tutto ciò che ora viene spacciato per dark o gotico??
“The figure head” poi, una “One hundred years parte 2” anche se l’atmosfera è più rassegnata, quasi masochistica, tanto che la voce si limita a uno stanco declamare senza slanci di speranza o di cambiamento.
“I will never be clean again”…
“A stange day”: “and the sand andmy eyes..going away on a strange day”
“An impression of sound then everything is gone forever”
“A shallow grave, a monument to the ruined age, ice in my eyes and eyes like ice don’t move..screaming at the moon another past time your name like ice into my heart”