Con “Faith”- “Seventeen Seconds”- “Phornography” i Cure hanno consegnato alla storia del Dark i manifesti del disagio in musica, la sacra trinità oscura.
Già a partire da “Holy hour” così densa di inquietudine, lenta e
soffocata, come rintocchi funebri.
“Primary” è una danza frenetica- ossessiva mentre “Other voices” sarà il richiamo estetico-lirico di tutti i gruppi Darkwave successivi:
non è possibile non sanguinare all’ascolto di questa dark song per
definizione: voci spettrali e sussurri in camere abbandonate dai vivi,
ma abitate da fantasmi di suicidi.
E la sensazione è proprio questa: pare che quest’album sia una lunga litania,
un ultimo sospiro…
Un album catartico, forse, dove dolore e malinconia vivono in riff dilatati e liquidi mentre “All cat’s are grey”, lenta, è quasi insostenibile,
come l’estenuante “The funeral party” che lascia spazio alla nervosa e paranoica “Doubt”.
“The drowning man” -una delle più belle song di sempre dei Cure- malata di tormento e disagio spettrale con vocals sussuranti e lente note isolate:
è il suono del gorgo dell’abisso.
Sembra che tutto si sia congelato nell’attesa della morte, di lacrime fredde di pianto su tombe liquide.
Il Nichilismo e l’apatia sono le costanti di questo cd, sembra che ci inviti a non fare più nulla, a non respirare neppure nel gelo che ci circonda, mentre i lamenti si perdono in lontananza.
“Faith”(..ma “fede” in cosa?…) e la lunga ed estenuante “Carnage visors” fanno calare il sipario su questo diamante di tristezza in musica.
Sarò purista, retrograda o di parte, ma a questo cd riconfermo il 10.
E credo anche che di cd di questo calibro, almeno nella nostra musica Oscura, ce ne siano solo altri 3 o 4…
Voto: 10
Lunaria
Darkwave
1981
The Cure