Se in “Faith” prevarrà la malinconia e “Phornography” è un inno alla morte (più dell’anima che non corporale) in “Seventeen seconds” prevale un gelo di brina.Già a partire dalla minimale e strumentale “Reflection” e la gelida ma accattivante “At night” con riverberi chitarristici è un pezzo che illustra alla perfezione lo stile sonoro dei Cure a cavallo dei primi anni ’80 che li rendeva così unici..
Moltissime canzoni dei Cranes ne raccoglieranno l’eredità , rifacendosi a queste melodie belle e struggenti, un pò abbattute.
Anche “Secrets” è emblematica al riguardo, quasi un’anticipazione di ciò che avverrà in “Faith”, quando però il gelo sarà virato inchiave drammatica e angosciante.
“In your house”col suo battito da cuore umano, le vocals sussurranti e le “esplosioni soniche” è quasi un pezzo di estrazione metafisica: sembra che i Cure vadano al di là della realtà portandoci in un mondo fiabesco fuori dal tempo, che pare congelato.
“A forest” è giustamente da culto, rappresentazione di un epoca, quasi agli antipodi con ciò che i Cure faranno dopo (penso a pezzi come “Hot hot hot”in “kiss me kiss me kiss me”) mentra “M” è caratterizzata da un sound chitarristico che sarà ripreso dai Chameleons (penso a song come “Here today” in “The strip”).
Da notare come questa song vive di luci (gli effetti sonori) e di ombre (la sezione cupa e costante), un dualismo tipico dei Cure, visibile anche in “Disintegration”.
“Play for today” viene alleggerita solo dalla voce:si tratta di una track disturbante e pesante, quasi da requiem.