Malinconia da pioggia primaverile virata su canzoni spesso acustiche (“Ivo”) che respirano vocals dilatate in echi guizzanti e argentini.
Siamo lontani dalla cupezza spettrale di “Garlands” ma forse oltre in quell’antro di desolazione i Cocteau non potevano andare e hanno incarnato quell’angoscia in “Treasure” che è innegabilmente rilassato (“Lorelei”).
Da notare, curiosamente, come anche i Cure abbiano percorso questo sentiero da “Japanese whispers” ( 1983) in poi e possiamo riscontrare più di un’analogia tra le due band: la stessa ricerca vocale -la voce di Liz passa dal cristallino al “miagolante”-
“Beatrix” è tanto bella da sembrare un’antica ballata medioevale cantata da fata Melusina per bambini inquieti (e inquietanti):
uno dei pezzi migliori dei Cocteau, al di là di tutto, che a distanza di così tanti anni annichilisce qualsiasi tentativo moderno di musicare atmosfere Dark-fiabesche.
“Persephone” riecheggia “Garlands” -Liz qui è drammatica, quasi sguaiata – per l’incedere cupo -confrontatela con l’incipit di “Ivo”! – sembra quasi che la band si diverta a spiazzare l’ascoltatore….non mi stupirei di scoprire che i Cranes hanno iniziato a suonare perchè ispirati da questa song, che già li anticipa.
“Pandora” e “Amelia” ritornano sulla ninnananna dreampop deliziosamente sfiorata dalla malinconia appena appena percettibile (… le note che si spengono in lontananza, gli echi…)
Liz è sublime nel suo virtuosismo tra il lirico e il sussurrato, quasi un’anti Diamanda Galas, con la sua timbrica sempre leggiadra (e chissà cosa verrebbe fuori in un ipotetico duo vocale tra queste due Regine Oscure!)
“Aloysius” è incredibilmente luminosa con i riff a goccia, screziati da echi, che è in antitesi con la cupa “Cicely” -che si ricollega a “Persephone”-
dopo la luce arriva la notte -potremmo valutare tutta la musica dei Cocteau come un ciclo infinito di alternanza tra buio e luce, attribuendogli una valenza circolare – di “Otterley”, minimale e rantolante sullo scroscio di onde (una song che anticipa i Lycia) e la paradisiaca “Domino” che ritorna all’atmosfera straniante di “Ivo”.
Grandi, immensi Cocteau Twins, sospesi tra abissi di desolazione (tutto “Garlands”) e ninnananne leggere e impalpabili come voli di piume:
“Treasure” è il ponte che permette alla desolazione Dark Ottantiana di incarnarsi in song gocciolanti luce.
Lunaria
Darkwave
1984
Cocteau Twins